giovedì 26 aprile 2012

Retaggi dell'infanzia

Bisogna adattarsi
o mandare a fanculo.
Bisogna puzzare di senso
o profumare di follia
e andarsene a fanculo.
Bisogna, bisogna, bisogna.
E un patetico regista
che svela drammi
che scioglie i suoi De Niro
solo per un pazzo 
inatteso
lieto fine.
Che scava
che ci lascia le unghie
solo per vedere l'acqua
e trova il pozzo nero.
Che aspetta impaziente l'ora della pazienza.
In fila per altro male di conforto.
e con le braccia
 che planano in verticale
coi pugni verso il mondo
Ché non muore finché è morto.
Ruba estati al calendario
tormenta la pellicola
e quando le luci spente
lo illuminano a letto
coi piedi bagnati
lui continua a sospettare 
che il mare
Il mare c'è anche d'inverno
solo che nessuno ci va.
Che la notte c'è anche di giorno.
E Roma è sempre Roma
anche a Parigi.
Che sotto sotto c'è il sotto
basso come un sogno
profondo e puntinato
tutto dissolvenze e niente azione
E che
 i calcinacci a bordo società
sono sempre vecchie case
o nuovi parcheggi.
Pastori o greggi?
su verdi distese di sale.
E che conta mai se la fine
è fine geniale?... 


2 commenti:

  1. "Il mare è sempre mare. Anche d'iverno. E Roma è sempre Roma. Anche a Parigi"
    Che bello. Profondo come una pennellata di colore. E preciso. Anche. Come solo l'arte esatta del colore sulla tela e della parola scritta sanno essere.

    RispondiElimina