Zitta e crea, perché il sole ammazza tutto.
E sappi che non meriti il cappello che porti.
Ecco un raggio di verità dall'Oriente: vaffanculo.
Mm?
Non è male che mi porti sulle spalle quando vado più
veloce di tutti
Ma quando mi cago addosso accettalo,
e magari stai zitta
coscienza universale, periodicamente aggiornata
periodicamente religiosa
periodicamente mia.
Stai zitta tu che ti meni le braccia in testa.
Non sei cosciente, né coscienza.
Sei una serpe nata da uova di ragno
Stai zitta, e scopa.
Zitta e piangi.
Zitta, e rinsecchisci come merda al sole.
Zitta e vomitati
Ma se ti duplichi vai da chi ha due angeli sulla spalla. Uno
buono, l’altro
Buono.
Tu quidi, zitta e rimangiati le mie ingiustizie schiave della fine.
Tu vai e non tornare. Tu invece, lasciami solo per favore.
Tu, stattene solo.
Tu, datti tregua ché lei non torna.
Tu, laggiù
Tu ti salvi: vai in bocca al pozzo
E spero ti divorino i sorci.
Sentiti sola, parte oscura di me,
nota a tutti voi che
applaudite
dai vostri bei balconcini una crepa-un fiore-una crepa-un
fiore.
Guardate che a me non interessa
L’idea del male. Interessa a voi, sondare la vita.
Chi? Chi cazzo l’ha scelta la vita?
Io cado, e basta. Non è un film, né un romanzo di
formazione,
Né una squallida imitazione del Cristo che si piscia addosso
davanti alla fica,
né l’errore di seguire il vento
per poi guardarsi la
bussola del tempo
come un ritardato alle poste
quando si è aperto il polso.
E che sarà mai, il mio disabile lagnarmi?
Chilometri di assennato autocentrarsi e sono arrivato alla conclusione che sono un po’
pazzo, forse anche un po’ stronzo.
Chilometri di vita vissuta, vita morta, vita di amici, vita
famigliare
Anni di concetti, sale, zucchero, urla, aceto a litri
E sesso, e poi falso amore,
false lacrime, vere cazzate, bugie, sentimenti e manovre
lotte intestine, lotte con l’intestino, lotte con voi.
esami, 30, 30 e lode, 30 e biasimo,
30 e "bocciato, vattene a casa ah ah ah."
30 e "che intellettualoide di merda"
30 e "però potevi fare meglio...
insomma, puoi."
Giornate tipo: ma che ti dormi?
Serate donate all'abitudine
e serate donate al falso piacere di novità altrui.
Mai una parola che non pensavo.
Mai un "ti amo" vuoto
e proprio per questo tanti sprecati.
Tante volte io come un pazzo sclerato e voi come nonne in finestra.
Tante volte...
Tante volte "sai, è normale, capita. Ci si vede."
E quanti dollaroni in benzina per tornare a casa quando non volevi.
Strette di mano regalate e vaffanculi sempre abortiti.
Ci si cade, ci si sventra e ci si alza col cervello in pappa.
Che vi devo dire, se la vita è questo
Allora ti saluto da qui, prospettiva di realizzarmi.
No, davvero te la
vedrai da te.
Le dichiarazioni d'amore...
RispondiEliminaBen tornato, Mik
Eh già
RispondiEliminaGrazie Harley!